SARAVÀSaravà vuol dire "forza che muove la natura". Quella forza che ha illuminato Danise durante il suo viaggio in Amazzonia e che trasformato la composizione del nuovo disco in un viaggio spirituale. Sa-ra-và, infatti, in portoghese significa "Salve" e in latino "Ave" ma nelle culture afro-brasiliane ha un significato ancora più profondo ed è utilizzato come mantra: Sa indica la Forza e Dio; Ra, Regnare e Movimento; Và è Natura ed Energia.Sul piano di Danise diventa poesia.Dieci composizioni originali che seguono una ricerca musicale raffinata, capace di fondere tradizione classica (come "La mia villanella", rivisitazione delle canzoni profane apparse per la prima volta a Napoli nel XVI secolo), jazz mediterraneo ("Shunya Tango Mediterraneo"), sperimentazioni strumentali (in "Araliya" con la rammer drum, variazione napoletana della hang drum ma fatta di rame, di "ramm", appunto), ballate melodiche (la nostalgica "Partenope tra le onde"), l’energia folkloristica (in "’E ’Ca Tarantella" accompagnato al basso da Massimo Moriconi, musicista storico di Mina, con cui ha collaborato a quasi 30 album dal 1983), atmosfere del lontano Brasile (come in Saravà, il brano che dà il nome al disco e che vede la partecipazione della cantante Mbarka Ben Taleb).Danise dimostra che la distanza con Napoli e con le percussioni africane che compongono la struttura ritmica dell’intero disco, è soltanto fisica. E quindi trascurabile.Quando si siede al piano ripete il suo personale mantra: "Quando l’anima sullo strumento è sincera, l’emozione risuona allo stesso modo in qualunque parte del mondo"